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Quadro inclusivo OCSE/G20 sulla Base Erosion and Profit Shifting (OECD/G20 Inclusive Framework on BEPS) – Pilasti 1 e 2

Il progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) dell’OCSE/G20 mira a creare un unico insieme di norme fiscali internazionali basate sul consenso per affrontare la BEPS e quindi proteggere le basi imponibili offrendo al contempo maggiore certezza e prevedibilità ai contribuenti. Affrontare le sfide fiscali sollevate dalla digitalizzazione è stata una priorità assoluta del quadro inclusivo OCSE/G20 in BEPS dal 2015 con la pubblicazione del BEPS Action 1 Report. Su richiesta del G20, il Quadro inclusivo ha continuato a lavorare sulla questione, presentando una relazione intermedia nel marzo 2018.

Affrontare le sfide fiscali derivanti dalla digitalizzazione dell’economia è stata una priorità assoluta del progetto BEPS e del quadro inclusivo dal 2015 con la pubblicazione del rapporto BEPS Action 1. Su richiesta del G20, il Quadro inclusivo ha continuato a lavorare sulla questione, presentando una relazione intermedia nel marzo 2018.

Nel gennaio 2019, i membri del quadro inclusivo OCSE/G20 sulla BEPS (OECD/G20 Inclusive Framework on BEPS) hanno concordato di esaminare proposte in due pilastri, che potrebbero costituire la base per un una soluzione consensuale alle sfide fiscali derivanti dalla digitalizzazione:

  • il primo pilastro è incentrato sul nesso e sull’allocazione degli utili;
  • il secondo pilastro è incentrato su un’imposta minima globale intesa ad affrontare i rimanenti problemi di BEPS.

Le disposizioni contenute nel Pillar One si applicano solo alle
multinazionali di maggiori dimensioni

  • con ricavi globali superiori a 20 miliardi di euro
  •  e un margine di utile prima delle imposte superiore al 10%.

Il Pillar One (o primo pilastro) si concentra

  • sull’allocazione degli utili e
  • sul concetto di nexus (connessione).

Si allontana dall’approccio più tradizionale alla tassazione della “presenza fisica” trasferendo i diritti di tassazione nelle c.d. market jurisdictions (giurisdizioni in cui sorgono le attività commerciali ed in cui sono originati i conseguenti profitti) .
I primi esempi concreti di questo nuovo approccio sono rappresentati dalla introduzione di imposte sui servizi digitali a livello domestico, tuttavia, è già previsto che queste misure unilaterali saranno abrogate una volta che sarà raggiunto l’accordo sui meccanismi di funzionamento del Pillar One (c.d., sunset
clause).

L’approccio proposto per il funzionamento del Pillar One:

  • comporterà l’insorgenza di nuovi diritti di tassazione a favore delle market jurisdictions, basati essenzialmente su un approccio semplificato, piuttosto che sull’utilizzo del principio di libera
    concorrenza. Ciò consentirà la tassazione degli utili residui nelle giurisdizioni a cui sono assegnati almeno 1 milione di euro di entrate (250.000 euro per le giurisdizioni con un PIL inferiore a 40 miliardi di euro). Le disposizioni di questo aspetto sono contenute nelle regole di calcolo del c.d. Amount A.;
  • l’ allocazione di un profitto minimo per le funzioni routinarie connesse alle attività di marketing e distribuzione (c.d. Amount B).

Il punto focale del Pillar Two (secondo pilastro) è l’introduzione di una aliquota fiscale minima globale del 15%.
L’obiettivo è

  • ridurre l’incentivo per le imprese multinazionali ad operare in giurisdizioni a bassa o nulla fiscalità;
  • porre un limite alla concorrenza fiscale tra Stati;
  • favorire la sostenibilità dell’imposta sul reddito delle società come principale fonte di entrate pubbliche.

Le disposizioni concernenti il Pillar Two si applicheranno solo ai gruppi multinazionali con un fatturato consolidato totale di almeno 750 milioni di euro.

I meccanismi di funzionamento del secondo pilastro sono:

  • un set di disposizioni da implementare a livello di normative nazionali, denominate GloBE (Global Anti-Base Erosion Model Rules) che  prevedono un sistema coordinato di tassazione che impone un’imposta aggiuntiva (top-up tax) sugli utili realizzati in una giurisdizione ogniqualvolta l’aliquota fiscale effettiva, determinata su base giurisdizionale, è inferiore all’aliquota minima. La “regola di inclusione del reddito” (Income Inclusion Rule – IIR) impone un’imposta aggiuntiva in capo alla casa-madre allorquando essa detiene partecipazioni in società controllate situate in giurisdizioni ove l’aliquota fiscale effettiva (Effective Tax Rate – ETR) è inferiore al 15%;
  •  la c.d. “regola dei pagamenti sottotassati” (Undertaxed Payment Rule – UTPR) che ha lo scopo di negare detrazioni o impedire rettifiche sugli utili che non sono soggetti al livello minimo di tassazione ai sensi della”regola di inclusione del reddito” (Income Inclusion Rule – IIR);
  •  un meccanismo di salvaguardia (Subject To Tax Rule – STTR) che consente alle giurisdizioni della fonte di imporre un’imposta alla fonte limitata su determinati pagamenti intercompany soggetti a un’imposta inferiore a un’aliquota minima. Il meccanismo di salvaguardia (Subject To Tax Rule – STTR) è parte integrante
    del raggiungimento di un consenso sul Pillar Two per i paesi in via di sviluppo. L’aliquota minima per la STTR sarà del 9%

Il 14 ottobre 2020, l’Inclusive Framework ha pubblicato il rapporto “Tax Challenges Derive from Digitalisation – Report on Pillar One Blueprint”.

Il Report on the Pillar One Blueprint  è  progettato per fornire un quadro fiscale sostenibile che rifletta l’odierna economia digitalizzata, con il potenziale per ottenere un’allocazione più equa ed efficiente dei diritti di tassazione. Il Blueprint riflette l’ampio lavoro tecnico che è stato svolto. Sebbene non sia stato raggiunto alcun accordo, il Blueprint fornisce comunque una solida base per un futuro accordo che aderisca al concetto di tassazione netta del reddito, eviti la doppia imposizione e sia il più semplice e gestibile possibile. Il Progetto offre una solida base per futuri accordi e riflette quanto segue:

  • in un’era sempre più digitale, le imprese in ambito sono in grado di generare profitti attraverso la partecipazione in modo significativo/attivo e sostenuto alla vita economica di una giurisdizione, al di là della mera conclusione di vendite, con o senza il vantaggio della presenza fisica locale e ciò si rifletterebbe nella progettazione delle regole del nesso pur tenendo conto delle considerazioni sulla conformità;
  • la soluzione seguirebbe la logica politica sopra esposta e allocherebbe una parte dell’utile residuo delle imprese rientranti nelle giurisdizioni di mercato/utenti (“Importo A”);
  • la soluzione sarebbe mirata e prevederebbe soglie in modo da ridurre al minimo i costi di conformità per i contribuenti e mantenere gestibile l’amministrazione delle nuove norme per le amministrazioni fiscali;
  • L’importo A sarebbe calcolato utilizzando i conti finanziari consolidati come punto di partenza, conterrebbe un numero limitato di rettifiche da libro a imposta e assicurerebbe che le perdite siano adeguatamente prese in considerazione;
  • nel determinare la base imponibile, in alcuni casi sarebbe necessaria la segmentazione per mirare adeguatamente al nuovo diritto di imposizione, ma con ampie norme di sicurezza o di esenzione dalla segmentazione per ridurre la complessità e ridurre al minimo gli oneri sia per le amministrazioni fiscali che per i contribuenti;
  • la soluzione conterrebbe mezzi efficaci per eliminare la doppia imposizione in un contesto multilaterale;
  • sarà portato avanti il ​​lavoro sull’importo B (un tasso di rendimento fisso sulle attività di marketing e distribuzione di base destinate ad approssimare i risultati determinati in base al principio di libera concorrenza) riconoscendo i suoi benefici potenzialmente significativi anche per le amministrazioni fiscali con capacità limitate nonché i suoi sfide;
  • la soluzione del Primo Pilastro conterrebbe un nuovo processo di certezza fiscale multilaterale rispetto all’Importo A, riconoscendo l’importanza di utilizzare procedure amministrative semplificate e coordinate rispetto all’amministrazione dell’Importo A;
  • verrebbe sviluppata una nuova convenzione multilaterale per attuare la soluzione, riconoscendo che offrirebbe il modo migliore e più efficiente per attuare il primo pilastro.

Il  Report on the Pillar Two Blueprint fornisce una solida base per una soluzione sistemica che affronti le restanti sfide dell’erosione della base imponibile e del trasferimento degli utili (BEPS) e stabilisce regole che fornirebbero alle giurisdizioni il diritto di “restituire le tasse” laddove altre giurisdizioni non abbiano esercitato i loro diritti fiscali primari, o il pagamento è altrimenti soggetto a bassi livelli di tassazione effettiva. Queste norme garantirebbero che tutte le grandi imprese operanti a livello internazionale paghino almeno un livello minimo di imposta. Le giurisdizioni sono libere di determinare i propri sistemi fiscali, ma si considera anche il diritto di altre giurisdizioni di applicare un regime di secondo pilastro concordato a livello internazionale in cui il reddito è tassato al di sotto una tariffa minima concordata. Sebbene non sia stato raggiunto alcun accordo,

  • la “regola di inclusione del reddito” (Income Inclusion Rule – IIR), la “regola dei pagamenti sottotassati” (Undertaxed Payment Rule – UTPR),  Il meccanismo di salvaguardia (Subject To Tax Rule – STTR), l’ordine delle regole, il calcolo dell’aliquota d’imposta effettiva e l’attribuzione dell’imposta aggiuntiva per l’IIR e il UTPR, compresa la base imponibile, la definizione delle imposte coperte, i meccanismi per affrontare la volatilità e l’eliminazione della sostanza;
  • la “regola di inclusione del reddito” (Income Inclusion Rule – IIR), la “regola dei pagamenti sottotassati” (Undertaxed Payment Rule – UTPR) come approccio comune, compresa l’accettazione del diritto di tutti i membri del quadro inclusivo OCSE/G20 sulla BEPS (OECD/G20 Inclusive Framework on BEPS) di attuarli come parte di un regime concordato del secondo pilastro. Sarebbe tuttavia riconosciuto e accettato che vi possano essere membri che non sono in grado di attuare queste regole. Tuttavia, tutti coloro che li attuano li applicherebbero coerentemente con il Secondo Pilastro concordato nei confronti di tutte le altre giurisdizioni (compresi i gruppi ivi con sede) che aderiscono anch’esse a questo consenso. Inoltre, data l’importanza che un gran numero di membri  del quadro inclusivo OCSE/G20 sulla BEPS (OECD/G20 Inclusive Framework on BEPS), in particolare i paesi in via di sviluppo, attribuisce a un meccanismo di salvaguardia (Subject To Tax Rule – STTR), si riconosce che un STTR sarebbe parte integrante di una soluzione consensuale sul secondo pilastro;
  • la base sulla quale il Regime globale immateriale a bassa imposizione fiscale (GILTI) degli Stati Uniti verrebbe trattato come una norma di inclusione del reddito conforme al secondo pilastro, come stabilito nella relazione sul progetto relativo al secondo pilastro;
  • lo sviluppo di modelli legislativi, documentazione standard e linee guida, progettando un processo di revisione multilaterale se necessario ed esplorando l’uso di una convenzione multilaterale, che potrebbe includere gli aspetti chiave del secondo pilastro.

La Direttiva n. 2022/2523 del Consiglio del 14 dicembre 2022 garantisce un livello di imposizione fiscale minimo globale (global minimum tax) per i gruppi multinazionali di imprese e i gruppi nazionali su larga scala nell’Unione. Gli Stati membri dovranno dare attuazione alle nuove norme entro il 31 dicembre 2023. Le norme si applicheranno ai gruppi di imprese multinazionali e ai gruppi nazionali su larga scala nell’UE con ricavi finanziari complessivi superiori a 750 milioni di euro l’anno con la società madre o una controllata in uno Stato membro UE.

Se l’aliquota effettiva minima non è imposta dal paese in cui è ubicata la controllata, sono previste disposizioni che consentono allo Stato membro della società madre di applicare un’imposta complementare.

La direttiva garantisce inoltre un’imposizione effettiva nel caso in cui la società madre sia situata al di fuori dell’UE in un paese a bassa imposizione che non applica norme equivalenti.