Elenco degli Stati che non hanno aderito al Common Reporting Standard (CRS)
Il Common Reporting Standard (CRS); è uno standard informativo, sviluppato dall’OCSE, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD) ), per lo scambio automatico di informazioni, (Automatic Exchange Of Information (AEOI)), a livello globale, tra le autorità fiscali, rivolto a facilitare i controlli anti-evasione,sulle attività finanziarie detenute dai contribuenti .
Introdotto nell’Unione Europea dalla Direttiva 2014/107/UE (DAC 2), questo standard di raccolta e condivisione di dati sui conti esteri, secondo la lista aggiornata al 16 maggio 2024 vede impegnati, 123 Stati. Oltre all’Italia ed alla Bulgaria, partecipano anche giurisdizioni considerate meno trasparenti (Lussemburgo, Svizzera, Isole Vergini, Cayman, Bermuda e altre).
La pagina RAPPORTI DI SCAMBIO ATTIVATI PER INFORMAZIONI CRS del sito OCSE( (Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD)) mostra tutte le relazioni di scambio bilaterali attualmente in essere per lo scambio automatico di informazioni CRS ai sensi dell’articolo 6 della convenzione multilaterale e del CRS MCAA (Multilateral Competent Authority Agreement), nonché nel quadro dell’UE. Inoltre, alcune giurisdizioni hanno concluso accordi bilaterali per lo scambio di informazioni CRS nell’ambito di trattati fiscali bilaterali o accordi sullo scambio di informazioni fiscali.
A marzo 2024, sono state attivate oltre 5400 relazioni di scambio bilaterali.
Elenco degli Stati che non hanno aderito al Common Reporting Standard (CRS)
Algeria, Bielorussia, Benin, Bosnia ed Erzegovina, Botswana, Burkina Faso, Capo Verde, Cambogia, Ciad, Congo (Rep. del), Costa d’Avorio, Gibuti, Repubblica Dominicana, Egitto, Filippine, El Salvador, Eswatini , Gabon, Guatemala, Guinea, Guyana, Haiti, Honduras, Lesotho, Madagascar, Mali, Mauritania, Mongolia, Namibia, Niger, Macedonia del Nord, Palau, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Serbia, Tanzania, Togo, Uzbekistan, Vietnam.
Tra questi stati sono ricompresi alcuni Stati Europei:
Bielorussia
Bosnia ed Erzegovina
Macedonia del Nord
Serbia
Con questi Stati l’Italia ha siglato strumenti per lo scambio di informazioni sotto forma di Convenzioni contro le doppie imposizioni (Double Tax Conventions, DTC).
Da quando il G20 ha dichiarato la fine del segreto bancario nel 2009 paesi e giurisdizioni hanno implementato standard rigorosi che hanno portato a un livello di trasparenza fiscale senza precedenti.
La Convenzione sulla reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale(Testo in italiano – traduzione non ufficiale) (Convention on Mutual Administrative Assistance in Tax Matters) è stata sviluppata congiuntamente dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) e dal Consiglio d’Europa nel 1988 e modificata dal Protocollo nel 2010. La Convenzione è lo strumento multilaterale più completo disponibile per tutte le forme di cooperazione fiscale -operazione per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale.
L’Articolo 5 prevede lo “Scambio di informazioni su richiesta“
L’Articolo 6 prevede lo “Scambio automatico di informazioni“
L’Articolo 7 prevede lo “Scambio spontaneo di informazioni“
La Convenzione facilita la cooperazione internazionale per un migliore funzionamento delle leggi fiscali nazionali, nel rispetto dei diritti fondamentali dei contribuenti. Prevede tutte le possibili forme di cooperazione amministrativa tra gli Stati nella determinazione e nella riscossione delle imposte. Questa cooperazione spazia dallo scambio di informazioni, compresi gli scambi automatici, al recupero dei crediti fiscali esteri.
Dal 2009, il G20 ha costantemente incoraggiato i paesi a firmare la Convenzione, anche di recente in occasione del vertice del G20 a Buenos Aires nel 2018, dove il comunicato affermava: “Tutte le giurisdizioni dovrebbero firmare e ratificare la Convenzione multilaterale sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale”.
Negli ultimi 20 anni l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) (Organization for Economic Cooperation and Development (OECD)) ha progettato e aggiornato gli standard per lo scambio automatico delle tipologie di reddito presenti nel “Modello di convenzione fiscale dell’OCSE” (Model Tax Convention on Income and on Capital), con l’obiettivo di garantire che le informazioni in ambito fiscale possano essere acquisite, scambiate ed elaborate in modo rapido ed efficiente.
Gli standard internazionali sviluppati dall’OCSE per la Trasparenza fiscale e cooperazione internazionale sono
lo Scambio di informazioni su richiesta (Exchange of Information on Request (EOIR))
e
lo Scambio automatico di informazioni sui conti finanziari (Automatic Exchange Of financial account Information (AEOI)) che comprende
il Common Reporting Standard
il Crypto-Asset Reporting Framework – quadro normativo per la comunicazione delle criptovalute
Lo standard EOIR richiede che le informazioni “prevedibilmente rilevanti” ai fini fiscali, come le informazioni sull’identità dei titolari legali ed effettivi di beni, società e conti, siano disponibili e accessibili alle autorità fiscali che possono quindi scambiare tali informazioni con le autorità fiscali di altre giurisdizioni, sulla base di un accordo internazionale.
Lo standard AEOI, che comprende il Common Reporting Standard e il Crypto-Asset Reporting Framework, richiede lo scambio annuale di una serie predefinita di informazioni sui conti finanziari e sulle transazioni in criptovalute tra le autorità fiscali. Ai sensi dello standard AEOI, le giurisdizioni partecipanti raccolgono informazioni dai propri istituti finanziari e dai fornitori di servizi relativi alle criptovalute sulla base di una serie comune di obblighi di due diligence e reporting e scambiano automaticamente tali informazioni in un formato predefinito con il Paese di residenza dei titolari dei conti e degli utilizzatori delle criptovalute.
Le giurisdizioni che si occupano dello scambio automatico di informazioni (AEOI) richiedono anche accordi giuridici reciproci sui meccanismi procedurali per tale scambio. A tal fine, l’OCSE ha elaborato l’Accordo multilaterale tra autorità competenti per lo standard comune di comunicazione (CRS), la comunicazione paese per paese (Country-by-Country Reporting), le norme di informativa obbligatoria per gli accordi di elusione del CRS e la struttura offshore opaca, le norme modello per la comunicazione da parte delle piattaforme digitali e, più recentemente, il quadro normativo per la comunicazione delle criptovalute (Crypto-Asset Reporting Framework).
Lo scambio di informazioni fiscali può avvenire anche nell’ambito di accordi bilaterali, come i trattati fiscali basati sulla Convenzione modello dell’OCSE (articolo 26) – OECD Model Tax Convention (Article 26) o l’Accordo modello sullo scambio di informazioni fiscali (Modello TIEA) – OECD’s Model Tax Information Exchange Agreement (Model TIEA) dell’OCSE, elaborato per la prima volta nel 2002.
Common Reporting Standard
Il G20 ha mostrato un crescente interesse nell’attuazione di uno standard globale “Automatic Exchange of Information (AEOI)”, che nel settembre 2013 ha portato a una richiesta formale all’OCSE di sviluppare uno Common Reporting Standard (standard comune di reporting) .
Il Common Reporting Standard (CRS), sviluppato in risposta alla richiesta del G20 e approvato dal Consiglio dell’OCSE il 15 luglio 2014, invita le giurisdizioni a ottenere informazioni dai propri istituti finanziari e a scambiare automaticamente tali informazioni con altre giurisdizioni su base annuale. Definisce le informazioni sui conti finanziari da scambiare, gli istituti finanziari tenuti a riferire, i diversi tipi di conti e di contribuenti coperti, nonché le procedure comuni di due diligence che devono seguire gli istituti finanziari.
Il Common Reporting Standard (CRS) è stato introdotto nell’Unione Europea dalla Direttiva 2014/107/UE (DAC 2) che modifica la direttiva n. 2011/16/UE (Directive Administrative Cooperation 1 – DAC 1) per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale.
In base alle modifiche apportate dalla Direttiva 2014/107/UEl’autorità competente di ciascuno Stato membro comunica, entro il termine stabilito al paragrafo 6, lettera b), all’autorità competente di qualsiasi altro Stato membro, mediante scambio automatico, le seguenti informazioni sui periodi d’imposta a decorrere dal 1o gennaio 2016 per quanto concerne un Conto Oggetto di Comunicazione:
a) il nome, l’indirizzo, il numero o i numeri di identificazione fiscale (NIF) e, nel caso di persone fisiche, la data e il luogo di nascita per ciascuna Persona Oggetto di Comunicazione che è Titolare di Conto e, nel caso di un’Entità che è Titolare di Conto e che, dopo l’applicazione delle norme di adeguata verifica in materia fiscale conformemente agli allegati, è identificata come avente una o più Persone che Esercitano il Controllo che sono Persone Oggetto di Comunicazione, il nome, l’indirizzo e il NIF o i NIF dell’Entità e il nome, l’indirizzo, il NIF o i NIF e la data e il luogo di nascita di ogni Persona Oggetto di Comunicazione;
b) il numero di conto (o equivalente funzionale in assenza di un numero di conto);
c) il nome e l’eventuale numero di identificazione dell’Istituzione Finanziaria Tenuta alla Comunicazione;
d) il saldo o il valore del conto (compreso, nel caso di un Contratto di Assicurazione per il quale è Misurabile un Valore Maturato o di un Contratto di Rendita, il Valore Maturato o il valore di riscatto) alla fine del pertinente anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione ovvero, se il conto è stato chiuso nel corso di tale anno o periodo, la chiusura del conto;
e) nel caso di un Conto di Custodia:
i) l’importo totale lordo degli interessi, l’importo totale lordo dei dividendi e l’importo totale lordo degli altri redditi generati in relazione alle attività detenute nel conto, in ogni caso pagati o accreditati sul conto (o in relazione al conto) nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione; e
ii) gli introiti totali lordi derivanti dalla vendita o dal riscatto delle Attività Finanziarie pagati o accreditati sul conto nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione in relazione al quale l’Istituzione Finanziaria Tenuta alla Comunicazione ha agito in qualità di custode, intermediario, intestatario o altrimenti come agente per il Titolare del Conto;
f) nel caso di un Conto di Deposito, l’importo totale lordo degli interessi pagati o accreditati sul conto nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione; e
g) nel caso di un conto non descritto alla lettera e) o alla lettera f), l’importo totale lordo pagato o accreditato al Titolare del Conto in relazione allo stesso nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione in relazione al quale l’Istituzione Finanziaria Tenuta alla Comunicazione è l’obbligato o il debitore, compreso l’importo complessivo di eventuali pagamenti di riscatto effettuati al Titolare del Conto nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione.
In base alla Direttiva la comunicazione di informazioni ha luogo come segue:
a) per le categorie di cui al paragrafo 1: almeno una volta all’anno, entro i sei mesi successivi al termine dell’anno fiscale dello Stato membro durante il quale le informazioni sono state rese disponibili;
b) per le informazioni di cui al paragrafo 3 bis: una volta all’anno, entro i nove mesi successivi al termine dell’anno solare o altro adeguato periodo di rendicontazione cui le informazioni si riferiscono.»
I rapporti di scambio attivati possono essere ordinati e visualizzati sia dal punto di vista di una particolare giurisdizione mittente (“FROM”) che di una particolare giurisdizione ricevente (“TO”). Per ciascun rapporto di scambio è indicata la base giuridica e, ove opportuno, la data di efficacia e/o la data di attivazione. Nel caso in cui un rapporto sia di natura non reciproca, per la giurisdizione non reciproca verrà mostrato nella colonna “DA”, ma non nella colonna “A”. Il numero tra parentesi dietro ciascuna giurisdizione nel menu a tendina indica il numero totale di rapporti di scambio bilaterali attualmente attivati rispetto a quella giurisdizione.
I rapporti di scambio attivati possono essere ordinati e visualizzati sia dal punto di vista di una particolare giurisdizione mittente (“FROM”) che di una particolare giurisdizione ricevente (“TO”). Per ciascun rapporto di scambio è indicata la base giuridica e, ove opportuno, la data di efficacia e/o la data di attivazione.
Il numero tra parentesi dietro ciascuna giurisdizione nel menu a tendina indica il numero totale di rapporti di scambio bilaterali attualmente attivati rispetto a quella giurisdizione. Laddove, per una particolare giurisdizione, il numero di partner di scambio elencati come inviati di report CbC alla giurisdizione è maggiore del numero di partner di scambio elencati come destinatari di report CbC DALLA giurisdizione, ciò potrebbe essere dovuto al fatto che un numero di questi partner di scambio è ” giurisdizioni non reciproche” (vale a dire che si sono impegnati a inviare rapporti CbC ai loro partner di scambio, ma non riceveranno rapporti CbC dai loro partner di scambio).
Il Country-by-Country reporting (CbC) è stato introdotto nell’Unione Europea dalla Direttiva (UE) 2016/881 del Consiglio, del 25 maggio 2016 (DAC 4) che modifica la direttiva n. 2011/16/UE (Directive Administrative Cooperation 1 – DAC 1) per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale.
Da metà maggio 2019, gli Stati membri dell’UE possono utilizzare un nuovo strumento elettronico che dovrebbe individuare le frodi in materia di IVA in una fase precoce. La Transaction Network Analysis (TNA) è uno strumento automatizzato di data mining che interconnette le piattaforme informatiche fiscali degli Stati membri. In questo modo, è possibile accedere rapidamente e facilmente alle informazioni sulle transazioni transfrontaliere e segnalare sospette frodi IVA quasi in tempo reale.
Oltre a una più stretta cooperazione tra la rete di esperti antifrode dell’UE (“Eurofisc” (vedi: Cooperazione amministrativa tra le autorità competenti degli Stati membri dell’UE in materia di IVA), nell’analizzare le informazioni sulle frodi IVA carosello, TNA promuove anche la cooperazione e lo scambio di informazioni tra i funzionari fiscali nazionali. I funzionari di Eurofisc possono ora effettuare controlli incrociati delle informazioni rispetto a casellari giudiziari, banche dati e informazioni detenute da Europol e OLAF.
Il TNA è un altro strumento dell’UE per rendere la riscossione dell’IVA più a prova di frode. A medio termine, la Commissione spera di raggiungere un consenso su una revisione più radicale della legislazione dell’UE in materia di IVA
Con il Transaction Network Analysis le autorità fiscali:
avranno un accesso agevolato alle informazioni relative alle operazioni transfrontaliere ed ai soggetti coinvolti;
potranno effettuare controlli incrociati con le notizie condivise dall’Europol e dall’Agenzia Europea Antifrode.
Il nuovo applicativo informatico (TNA), frutto della collaborazione tra la Commissione e gli Stati Membri, registrando ed analizzando le informazioni contenute nel sistema elettronico di scambio dati sull’IVA e i dati scambiati su Eurofisc (rete antifrode dell’UE), applicando il data mining (l’estrazione dei dati forniti attraverso le dichiarazioni IVA):
aiuterà a rilevare discrepanze tra acquisti e vendite e altre anomalie nelle transazioni commerciali;
intensificherà la cooperazione tra gli Stati UE e le Agenzie coinvolte;
consentirà alle autorità fiscali di accedere in modo veloce e agevole alle informazioni relative alle operazioni transfrontaliere ai fini di una cooperazione più stretta con la rete di esperti antifrode dell’UE Eurofisc per l’analisi congiunta delle informazioni, in modo da poter rilevare e intercettare il più velocemente ed efficacemente possibile le eventuali frodi carosello all’IVA (1).
TNA rappresenta dunque l’acronimo di Transaction Network Analysis, che significa letteralmente “Analisi della rete di transazioni”.
Si tratta di un tool di controllo attraverso il quale l’Agenzia delle Entrate potrà incrociare i dati presenti nell’archivio VIES al fine di effettuare verifiche maggiormente efficaci sulle operazioni intracomunitarie, con l’evidente obiettivo di ridurre il rischio frodi.
Già nella proposta della Commissione Europea dello scorso 30 novembre 2017 si poteva leggere che: La cooperazione rafforzata tra gli Stati membri è un elemento necessario per combattere le frodi IVA intracomuniarie in modo più efficace e tempestivo, rafforzando la fiducia tra gli Stati membri.
Le misure proposte comprendono la velocizzazione dello scambio di informazioni tra le amministrazioni fiscali comunitarie, anche senza preventiva richiesta standardizzata, controlli congiunti tra due o più Stati membri oltre al libero accesso ai dati VIES per i funzionari di Eurofisc degli Stati membri.
Nello svolgimento delle verifiche fiscali, i funzionari degli altri Paesi aderenti potranno godere delle stesse prerogative dei colleghi operanti nel Paese di riferimento delle operazioni oggetto di controllo.
Ciò include l’accesso ai locali del soggetto passivo IVA e dei suoi documenti fiscali.
Entrambe le autorità fiscali interessate potranno concordare la produzione di una relazione di revisione comune.
Omissis… Lo Stato membro del soggetto passivo può essere obbligato a partecipare e avviare una verifica IVA quando almeno due altri Stati membri ritengano necessaria un’indagine amministrativa.
Gli altri Paesi membri devono assistere lo Stato in cui si trova l’impresa controllata al fine di prendere attivamente parte alla revisione contabile.”
(1) Le frodi IVA, in particolare le frodi carosello, attraverso l’introduzione di una o più società che fanno da filtro, utilizzando operazioni triangolari tra Paesi UE, mettono in atto operazioni fittizie con il solo scopo di arrivare a poter detrarre crediti IVA del tutto inesistenti.
Scopo del Regolamento (UE) n. 904/2010 è di migliorare e integrare gli strumenti per combattere le frodi in materia di imposta sul valore aggiunto, grazie ad un maggior coinvolgimento degli Stati membri e la loro responsabilizzazione nel garantire ogni aiuto possibile per combattere l’evasione transfrontaliera.
A tal fine, il nuovo regolamento prevede una serie di regole più stringenti che stabiliscono una stretta cooperazione tra le autorità competenti che, in ciascuno degli Stati membri, sono incaricate dell’applicazione delle disposizioni in materia.
Il progetto che dispone la collaborazione reciproca tra i Paesi aderenti prende il nome di Eurofisc. Si tratta di un meccanismo capace di coinvolgere tutti gli Stati in un ampio programma di controlli e monitoraggio, con un coordinamento centrale affidato ad un singolo Stato. Questa “task force”, tra le amministrazioni fiscali nazionali, ha come compito lo sviluppo di un sistema multilaterale per il contrasto alle frodi, per il coordinamento dello scambio immediato di informazioni e per il loro successivo utilizzo. Tra le attività che rientrano nel programma di cooperazione vi è da segnalare:
la definizione delle procedure affinchè gli Stati possano scambiare in via elettronica le informazioni sui soggetti che operano in ambito comunitario;
gli Stati sono tenuti a prestare assistenza per la protezione del gettito Iva nell’Unione europea;
le amministrazioni centrali dovranno verificare preventivamente l’affidabilità dei soggetti che chiedono il numero di partita Iva, o agire al massimo entro sei mesi dal rilascio;
si dovrà procedere con l’invalidazione del numero nel sistema informativo comunitario se il soggetto risulta inattivo per un anno o se si sono constatate irregolarità nei dati dichiarati;
gli Stati si impegnano a scambiare spontaneamente le informazioni che a loro parere possono essere utili per le verifiche disposte dalle autorità degli altri Paesi;
lo Stato membro fornitore delle informazioni può chiedere allo Stato ricevente l’invio di un feedback, allo scopo di assicurare il miglioramento continuo della qualità delle informazioni scambiate;
le informazioni richieste da uno Stato, ai fini dei controlli contro le evasioni/elusioni fiscali, non possono essere rifiutate solo perché detenute da una banca, da un istituto finanziario o da una persona designata che agisce in qualità di agente o fiduciario.
Gli scambi di informazioni sono coordinati dalla rete Eurofisc, composta da funzionari di collegamento dei 27 Stati membri e della Norvegia. La rete Eurofisc è stata lanciata nel 2010 per combattere le frodi transfrontaliere in materia di IVA.
Elenco delle autorità competenti di cui all’articolo 4, paragrafo 1, della direttiva 2011/16/UE del Consiglio (direttiva sulla cooperazione amministrativa – DAC)
Member State
Competent authority (in the national language)
Belgium
Président du Comité de direction du SPF Finances/Voorzitter van het Directiecomité van de FOD Financiën/Präsident des Direktionsausschusses des FÖD Finanzen
Bulgaria
Изпълнителния директор на Национална агенция за приходите или негов упълномощен представител
Czech Republic
Ministerstvo financí, Generální finanční ředitelství
Denmark
Skatteministeriet
Germany
Bundesministerium der Finanzen
Estonia
Eesti Maksu- ja Tolliamet
Ireland
The Revenue Commissioners or their authorised representative
Lo scambio spontaneo di informazioni ha luogo se un paese scopre informazioni sulle transazioni IVA che potrebbero essere rilevanti per un altro paese.
Lo scambio di informazioni su richiesta si verifica quando sono necessarie informazioni aggiuntive sulle transazioni IVA da un altro paese.
Lo scambio automatico di informazioni viene utilizzato quando le informazioni sono rilevanti per altri paesi, ad esempio su nuovi mezzi di trasporto o operatori commerciali non stabiliti.
Audit congiunti e controlli simultanei consentono ai funzionari delle autorità fiscali nazionali di formare gruppi di audit internazionali per controllare le società multinazionali.
Sulla base delle informazioni condivise all’interno della rete Eurofisc e dopo l’analisi dei dati disponibili, i funzionari di collegamento di Eurofisc possono intraprendere azioni appropriate a livello nazionale, come procedere con richieste di informazioni, audit o cancellazione di numeri di partita IVA.
Eurofisc ha il compito di lavorare su:
elaborazione e analisi congiunta dei dati;
coordinamento delle azioni di follow-up;
accesso ai dati doganali sulle importazioni esenti da IVA;
la possibilità di scambiare informazioni direttamente con Europol e OLAF.
Nel 2019 Eurofisc ha iniziato a utilizzare un sistema elettronico, lo strumento Transaction Network Analysis (TNA), per scambiare rapidamente ed elaborare congiuntamente i dati IVA. TNA consente a Eurofisc di rilevare le reti sospette in anticipo e in modo più efficiente.
Il comitato permanente per la cooperazione amministrativa(SCAC, Standing Committee for Administrative Cooperation). è composto da funzionari delle amministrazioni fiscali nazionali e dei ministeri delle finanze. Supporta la Commissione nell’attuazione del quadro giuridico che disciplina la cooperazione amministrativa nel settore dell’IVA (regolamento (UE) n. 904/2010 del Consiglio). È essenziale per il buon funzionamento degli elementi chiave della cooperazione amministrativa in materia di IVA:
Eurofisc
Sistemi elettronici quali:
Sistema di scambio di informazioni sull’IVA (VIES),
domanda centrale di moduli elettronici (eFCA),
Sportello unico, sportello unico per l’importazione e
Rimborso IVA.
La prima riunione del comitato permanente per la cooperazione amministrativa(SCAC, Standing Committee for Administrative Cooperation) si è svolta il 20 e 21 gennaio 1992 e ha preparato il regime IVA per le transazioni transfrontaliere che è entrato in vigore nel mercato interno nel 1993.
L’8 dicembre 2022, la Commissione europea ha proposto l’IVA nel pacchetto dell’era digitale che renderà il sistema dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) dell’UE più resistente alle frodi abbracciando e promuovendo la digitalizzazione. Introduce la comunicazione digitale in tempo reale ai fini dell’IVA basata sulla fatturazione elettronica che fornirà agli Stati membri preziose informazioni di cui hanno bisogno per intensificare la lotta contro le frodi in materia di IVA. Anche la cooperazione tra le amministrazioni fiscali è notevolmente rafforzata attraverso l’introduzione di un nuovo sistema centrale di scambio di informazioni sull’IVA (VIES centrale).
IVA intracomunitaria – Contrasto frodi – Ufficio centrale di collegamento (CLO) – Comitato Permanente per la Cooperazione Amministrativa (SCAC, Standing Committee for Administrative Cooperation)
Al fine di contrastare piu’ efficacemente possibili casi di frode fiscale e’ stata prevista la costituzione, da parte di ciascun stato membro, di un ufficio centrale di collegamento (CLO). Nella Circolare del 27/07/1994 n. 1 – Min. Finanze – Uff. Diritto Tributario Serv. II si illustrano i compiti e le responsabilita’ di tale ufficio.
Il Regolamento del Consiglio CEE n. 218/92 del 27 gennaio 1992,
concernente la cooperazione amministrativa nel settore delle imposte indirette (IVA), ha istituito un sistema di scambi di informazioni tra gli Stati membri per contrastare piu’ efficacemente, possibili casi di frode fiscale ed evasione dopo l’abolizione delle frontiere fiscali dal 1 gennaio 1993.
Il Regolamento, a tale proposito, ha previsto la costituzione, da parte
di ciascuno Stato membro di un Ufficio Centrale di Collegamento (CLO (Central Liaison Office)) quale responsabile principale dell’applicazione del Regolamento stesso, del collegamento con gli altri Stati membri nel settore della cooperazione amministrativa, finalizzata all’attivita’ antifrode nella specifica materia.
Gli Uffici Centrali di Collegamento hanno come referente, in seno alla Commissione dell’Unione Europea, il Comitato Permanente per la Cooperazione Amministrativa (SCAC, Standing Committee for Administrative Cooperation).
Con la Direttiva Ministeriale n. 388 del 7 gennaio 1994, il Ministro delle finanze ha istituito l’Ufficio Centrale di Collegamento presso il Segretariato Generale – Ufficio Centrale per gli Studi di Diritto Tributario Comparato e le Relazioni internazionali – che ha sede in Roma, Viale dell’Aeronautica 122. L’Ufficio Centrale di Collegamento nel campo della cooperazione amministrativa assicura il coordinamento tra tutti i settori dell’amministrazione finanziaria incaricati della gestione dell’IVA intracomunitaria e dei relativi controlli acquisendo, attraverso lo scambio di informazioni, i dati che consentono un continuo aggiornamento degli archivi informatizzati dell’amministrazione stessa.
La gestione della cooperazione amministrativa dell’IVA intracomunitaria e’ supportata da una rete telematica denominata VIES (VAT Information Exchange System) che utilizza banche dati presenti in tutti gli Stati Membri, contenenti le informazioni sugli operatori intracomunitari e sulle relative transazioni effettuate con soggetti identificati in altri Stati Membri.
a) RICHIESTE DI I E II LIVELLO
Per l’esigenza degli Uffici e dei Comandi che ne facciano richiesta e
sulla base dei dati gia’ inseriti nel sistema VIES, l’Ufficio Centrale di Collegamento puoi ottenere, attraverso specifiche richieste ai CLO stranieri, la verifica delle seguenti informazioni:
esattezza del codice identificativo IVA di un operatore straniero, con i relativi dati anagrafici, data di inizio attivita’ e data di cessazione;
situazione anagrafica di un contribuente, identificato da un codice IVA, quale risulta ad una certa data;
elenco delle variazioni anagrafiche per un codice IVA specificato nella richiesta effettuate dal 1 gennaio 1993;
importo complessivo delle cessioni che fornitori residenti nello Stato al quale viene inviata la richiesta hanno effettuato nei confronti di un contribuente, identificato a un codice IVA residente nello Stato che ha inoltrato la richiesta;
elenco dei fornitori residenti nello Stato ai quale viene inviata la richiesta ed importi delle cessioni dagli stessi effettuate nei confronti di un contribuente identificato da un codice IVA, residente nello Stato che effettua la richiesta.
Analoghe informazioni sui contribuenti italiani potranno essere fornite ai CLO degli altri Stati membri attraverso l’attivazione delle strutture nazionali.
Restano ferme le competenze degli Uffici IVA per quanto attiene la
conferma del numero identificativo IVA di un soggetto passivo d’imposta intracomunitario.
b) RICHIESTE DI III LIVELLO
Qualora le informazioni scambiate telematicamente risultassero insufficienti ovvero inadeguate alle esigenze dell’Autorita’ richiedente, ai sensi dell’art.5 del citato Regolamento l’Ufficio Centrale di Collegamento provvede ad inoltrare una richiesta di assistenza amministrativa di III livello, cd. follow-up, al corrispondente Ufficio Centrale dello Stato membro interessato.
Le richieste di assistenza amministrativa di III livello consentono a ciascuno Stato di ottenere informazioni sugli elementi costitutivi delle fatture relative a transazioni intracomunitarie (numero, data di emissione, importo) nonche’ sul tipo di merce, mezzo di trasporto utilizzato, sulle modalita’ di pagamento, ecc.. L’acquisizione di tali informazioni, necessarie all’attivita’ del CLO, a differenza di quelle di I e di II livello, puo’ richiedere un controllo sui documenti e/o scritture contabili e, pertanto, coinvolge attivamente le strutture competenti dell’amministrazione finanziaria.
Le richieste di 1 livello presuppongono, ai sensi dell’art.7 del Reg.
218/92 CEE, una capacita’ di assistenza analoga da parte dello Stato membro richiedente e vanno attivate soltanto dopo che siano state gia’ esaurite le fonti di informazione interne. Le informazioni di III livello che possono essere richieste esclusivamente tramite l’Ufficio Centrale di Collegamento italiano sia dagli Uffici competenti e dai Comandi della Guardia di Finanza sia dai corrispondenti CLO degli altri Stati membri, riguardano:
denominazione, indirizzo e codice identificativo IVA degli operatori che hanno effettuato la transazione ed il tipo di operazione relativa (cessione, acquisto, triangolazione o prestazione di servizi);
natura delle merci o della prestazione;
tipo di documento (fattura, nota di credito, bolla di consegna), numero e data dello stesso;
valore della transazione indicato nella valuta con cui e’ avvenuto il pagamento;
modalita’ di pagamento (contanti, assegno, bonifico, beni o servizi
forniti in contropartita, altro).
Possono essere richieste o fornite informazioni suppletive quali
il nome della banca
il numero e la data dell’assegno
dettagli su eventuali altre forme di pagamento
il tipo di trasporto utilizzato con l’indicazione se la consegna e’ stata effettuata a cura del fornitore o del cliente o di una societa’ di trasporti diversa dagli operatori
il settore merceologico di attivita’ identificate con il codice a quattro cifre previsto dal Regolamento CEE del Consiglio n.3037/90 del 09.10.1990, relativo alla classificazione statistica delle attivita’ economiche nell’Unione Europea.
c) TEMPI DI RISPOSTA
Ai sensi dell’articolo 5 del Regolamento 218/92, l’Ufficio Centrale di
Collegamento interpellato deve fornire l’informazione nel piu’ breve tempo possibile e comunque entro il termine di tre mesi a decorrere dalla data in cui ha ricevuto la richiesta; qualora, invece, se ne ravvisi la necessita’, l’Ufficio od il Comando richiedente puo’ indicare un termine inferiore per casi specifici che rivestono particolare urgenza.
3.SCAMBIO DELLE INFORMAZIONI AI SENSI DELLA DIRETTIVA 77/799 CEE DEL CONSIGLIO
Secondo le disposizioni della Direttiva 77/799 CEE del Consiglio,
modificata dalla Direttiva 79/1070 CEE recepita nell’ordinamento italiano con DPR n.506 del 05.06.82, gli Uffici Centrali di Collegamento possono attualmente scambiarsi tutte le informazioni ritenute utili ai fini della lotta alla frode ed all’evasione fiscale nel settore dell’imposizione sul valore aggiunto. In tale contesto gli Uffici ed i Comandi segnaleranno al CLO i casi in cui si renda necessario esperire indagini presso un soggetto
residente in altro Stato membro. La richiesta verra’ inoltrata da parte del CLO nazionale al corrispondente CLO della Stato interessato. Parimenti gli stessi Uffici e Comandi verranno attivati per richieste di analoga assistenza pervenute al CLO dagli altri Stati Membri.
Gli uffici ed i comandi dovranno altresi’ segnalare al CLO tutte le
informazioni in proprio possesso su transazioni intracomunitarie che facciano insorgere sospetto di evasioni ed elusioni d’imposta in un altro Stato membro.
Strumenti per le indagini fiscali all’estero – Cooperazione fiscale tra le Amministrazioni finanziarie dei Paesi UE e non UE
L’Amministrazione finanziaria dispone di diversi strumenti per individuare redditi prodotti e patrimoni detenuti all’estero da parte di contribuenti fiscalmente residenti in Italia che consentono al Fisco di monitorare con apprezzabile precisione il movimento dei capitali esteri dei contribuenti fiscalmente residenti in Italia e di individuare i fenomeni di evasione ed elusione fiscale internazionale.
La cooperazione fiscale internazionale tra le Amministrazioni finanziarie dei diversi Paesi della comunità internazionale si sviluppa:
attraverso lo scambio di informazioni di rilevanza fiscale;
scambio di informazioni nell’Unione europea disciplinato dalla Direttive DAC, con riferimento al settore delle imposte dirette, e dalle Direttive dell’Unione Europea sulla Cooperazione amministrativa in ambito IVA , per quanto concerne la cooperazione amministrativa e la lotta alla frode fiscale in materia IVA, che può essere:
scambio di informazioni su richiesta, basato su una richiesta effettuata dallo Stato membro richiedente allo Stato membro interpellato in un caso specifico;
scambio di informazioni automatico, la comunicazione sistematica di informazioni predeterminate ad un altro Stato membro, senza richiesta preventiva, a intervalli regolari prestabiliti;
scambio di informazioni spontaneo, comunicazione occasionale, in qualsiasi momento e senza preventiva richiesta di informazioni ad un altro Stato membro;
scambio di informazioni con gli altri Paesi;
Art. 26 Convenzioni contro le doppie imposizioni;
Tax Information Exchange Agreement (TIEA);
Mutual Administrative Assistence in Tax matters (MAAT);
Common Reporting Standard (CRS);
Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA).
con il coordinamento delle operazioni di verifica da svolgersi sul territorio dei singoli Stati, cooperazione con le Autorità fiscali estere che agiscono sul territorio di riferimento quali:
squadre investigative comuni: che operano sul territorio di uno o più Paesi che le hanno costituite;
controlli multilateriali: svolti dalle Autorità fiscali dei rispettivi Stati sui propri territori, all’esito delle cui indagini i risultati vengono condivisi con le Amministrazioni fiscali estere;
verifiche simultanee: eseguite dalle Amministrazione finanziarie sui propri territori con riferimento a delle attività la cui tassazione può incidere sul potere impositivo di diversi Paesi.
Scambio di informazioni nell’Unione europea settore delle imposte dirette
La direttiva n. 2011/16/UE (DAC 1) del 15 febbraio 2011 che ha abrogato, con effetto dal 1° gennaio 2013, la direttiva n. 77/799/CEE, implementando “Mandatory Disclosure Rules” (MDR), stabilisce le norme e le procedure in base alle quali gli Stati membri cooperano tra loro ai fini dello scambio di informazioni fiscali per le Amministrazioni finanziarie volte ad arginare i meccanismi di pianificazione fiscale aggressiva introducendo sistemi di controllo ispirati alla c.d. cooperative compliance. Negli anni la DAC 1 è stata varie volte modificata, estendendone sempre più il suo ambito di applicazione.
Evoluzione delle Direttive DAC (Directive Administrative Cooperation) dal 2011 ad oggi
Cooperazione amministrativa nel settore fiscale, scambio automatico di informazioni dai periodi d’imposta dal 1o gennaio 2014 (abroga la Direttiva 77/799/CEE)
Amplia le categorie di reddito oggetto di scambio automatico, obbligo di trasmettere informazioni, per i periodi d’imposta a decorrere dal 1o gennaio2016, per quanto concerne i Conti Bancari
Scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale esteso alle piattaforme digitali
In attesa di attuazione
La direttiva n. 2011/16/UE (DAC 1) del 15 febbraio 2011 che ha abrogato, con effetto dal 1° gennaio 2013, la direttiva n. 77/799/CEE stabilendo le norme e le procedure in base alle quali gli Stati membri cooperano tra loro ai fini dello scambio di informazioni fiscali per le Amministrazioni finanziarie. La direttiva è stata recepita nell’ordinamento giuridico interno con il D. Lgs. 4 marzo 2014, n. 29.
Per le regole tecniche di scambio dei dati di natura finanziaria, In ragione della sostanziale uniformazione delle procedure di scambio di informazioni relative ai conti finanziari previste dalla direttiva rispetto a quelle che si rinvengono dalle procedure adottate in sede OCSE, occorre fare riferimento al DM 28.12.2015 (Attuazione della legge 18 giugno 2015, n. 95 (Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d’America finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa F.A.T.C.A. (Foreign Account Tax Compliance Act)) e della direttiva n. 2014/107/UE (DAC 2) del Consiglio del 9 dicembre 2014, che, come vedremo, promuovendo lo scambio automatico di informazioni come standard europeo e internazionale di trasparenza e di cooperazione, ha ampliato, per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale, l’ambito di applicazione della direttiva n. 2011/16/UE (DAC 1).
Nella Direttiva sono previste tre tipologie di scambio di informazioni:
«scambio di informazioni su richiesta»: lo scambio di informazioni basato su una richiesta effettuata dallo Stato membro richiedente allo Stato membro interpellato in un caso specifico;
«scambio automatico»: la comunicazione sistematica di informazioni predeterminate ad un altro Stato membro, senza richiesta preventiva, a intervalli regolari prestabiliti. Nel contesto dell’articolo 8 le informazioni disponibili sono le informazioni contenute negli archivi fiscali dello Stato membro che comunica le informazioni, consultabili in conformità delle procedure per la raccolta e il trattamento delle informazioni in tale Stato membro;
«scambio spontaneo»: la comunicazione occasionale, in qualsiasi momento e senza preventiva richiesta di informazioni ad un altro Stato membro;
Su richiesta dell’autorità richiedente, l’autorità interpellata trasmette all’autorità richiedente le informazioni di cui sia in possesso o che ottenga a seguito di un’indagine amministrativa.
L’autorità competente di ciascuno Stato membro comunica all’autorità competente di qualsiasi altro Strato membro, mediante scambio automatico obbligatorio, le informazioni disponibili sui periodi d’impostadal 1o gennaio 2014 riguardanti i residenti in tale altro Stato membro sulle seguenti categorie specifiche di reddito e di capitale ai sensi della legislazione dello Stato membro che comunica le informazioni:
redditi da lavoro;
compensi per dirigenti;
prodotti di assicurazione sulla vita non contemplati in altri strumenti giuridici dell’Unione sullo scambio di informazioni e misure analoghe;
pensioni;
proprietà e redditi immobiliari.
La comunicazione di informazioni ha luogo almeno una volta all’anno, entro i sei mesi successivi al termine dell’anno fiscale dello Stato membro durante il quale le informazioni sono state rese disponibili.
Le informazioni sono trasmesse elettronicamente, per quanto possibile, utilizzando la piattaforma comune basata sulla rete comune di comunicazione (CCN) e sull’interfaccia comune di sistema (CSI), sviluppata dall’Unione per assicurare tutte le trasmissioni con mezzi elettronici tra le autorità competenti nel settore delle dogane e della fiscalità.
La direttiva del 2011, con l’obiettivo di contrastare la frode fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva, è stata oggetto di rilevanti interventi di modifica:
direttiva n. 2014/107/UE (DAC 2) del Consiglio del 9 dicembre 2014, che ha ampliato l’ambito di applicazione della DAC 1 promuovendo lo scambio automatico di informazioni come standard europeo e internazionale di trasparenza e di cooperazione:
ampliando le categorie di reddito oggetto di scambio automatico:
direttiva n. 2015/2376/UE(DAC 3) del Consiglio dell’8 dicembre 2015 che ha introdotto il nuovo art. 8-bis che estende lo scambio automatico obbligatorio di informazioni ai ruling preventivi transfrontalieri e agli accordi preventivi sui prezzi di trasferimento. La direttiva è stata recepita nell’ordinamento giuridico interno con il D. Lgs. 15 marzo 2017, n. 32;
direttiva n. 2016/881/UE(DAC 4) del Consiglio del 25 maggio 2016 che ha esteso il campo di applicazione dello scambio automatico di informazioni con l’introduzione del nuovo art. 8-bis bis concernente “Ambito di applicazione e condizioni dello scambio automatico obbligatorio di informazioni in materia di rendicontazione Paese per Paese”. L’articolo 1, commi 145 e 146 della Legge 28 dicembre 2015, n. 208 (stabilità 2016) ha previsto che la controllante capogruppo di un gruppo multinazionale, residente nel territorio dello Stato ai sensi dell’art. 73 del TUIR, deve presentare all’Agenzia delle Entrate una rendicontazione paese per paese. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze sono stabiliti modalità, termini, elementi e condizioni per la trasmissione annuale della rendicontazione. E’ tenuta alla presentazione della rendicontazione la controllante capogruppo, avente l’obbligo di redazione del bilancio consolidato, con un fatturato consolidato, nel periodo d’imposta precedente a quello di rendicontazione, di almeno 750 milioni di euro e che non è controllata, direttamente o indirettamente, da altra impresa del gruppo multinazionale o da altri soggetti tenuti a tale obbligo.Parallelamente, l’obbligo di scambio automatico, le prime linee guida in merito all’obbligo di rendicontazione Country by Country Reporting (CbCR) e allo scambio delle informazioni tra le amministrazioni finanziarie si rinvengono nel BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) cd. «Progetto BEPS» – Action 13 (“Guidance on the Implementation of Transfer Pricing Documentation and Country-by-Country Reporting”), pubblicato il 5 ottobre 2015, a conclusione dei lavori del progetto. Le indicazioni contenute nel BEPS – Action 13, in tema di rendicontazione paese per paese, sono state recepite nell’ordinamento interno con la Legge 28 dicembre 2015, n. 208.
Per la normativa italiana di riferimento vedi: https://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Schede/Comunicazioni/Scambio+Automatico+Finanziario+Internazionale/Normativa+di+riferimento+Scambio+Automatico+Finanziario+Internazionale/?page=schede
direttiva n. 2016/2258/UE(DAC 5) del Consiglio del 6 dicembre 2016 che modifica la direttiva del 2011 per quanto riguarda l’accesso da parte delle autorità fiscali alle informazioni in materia di antiriciclaggio.
direttiva n. 2018/822/UE(DAC 6) del Consiglio del 25 maggio 2018 che modifica la direttiva 2011/16/UE per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale relativamente ai meccanismi transfrontalieri soggetti all’obbligo di notifica.La Direttiva riflette ampiamente l’azione 12 (BEPS – Action 12: Disclosure of aggresive tax planning) del piano OCSE del 2013 per combattere la riduzione della base imponibile e il trasferimento degli utili a seguito di una pianificazione fiscale aggressiva. La Direttiva pone l’obbligo di comunicazione a carico degli intermediari (art. 3, punto 21: “qualunque persona che elabori, commercializzi, organizzi o metta a disposizione a fini di attuazione o gestisca l’attuazione di un meccanismo transfrontaliero soggetto all’obbligo di notifica”. Quindi per. es. commercialisti, avvocati….) I nuovi obblighi di segnalazione si applicheranno a partire dal 1 ° luglio 2020. Gli Stati membri saranno obbligati a scambiarsi informazioni ogni tre mesi, entro un mese dalla fine del trimestre in cui sono presentate le informazioni. Il primo scambio automatico di informazioni sarà quindi completato entro il 31 ottobre 2020.
direttiva n. 2021/514/UE(DAC 7) del Consiglio del 22 marzo 2021 che modifica la direttiva 2011/16/UE ponendo l‘obbligo per le piattaforme digitali di comunicare i dati in materia fiscale delle transazioni di beni e servizi che vengono offerti attraverso le stesse. I gestori delle piattaforme online situate sia all’interno che all’esterno dell’Ue saranno chiamati a comunicare periodicamente al Fisco i corrispettivi percepiti dai venditori attivi sui loro portali. Le operazioni interessate sono:
la vendita di beni e di servizi personali:
il noleggio di qualsiasi mezzo di trasporto;
la locazione di immobili, compresi gli immobili residenziali e commerciali e gli spazi di parcheggio.
I nuovi obblighi di segnalazione si applicheranno a partire dal 1 ° gennaio 2023.
A norma dell’art. 2 della direttiva n. 2011/16/UE (DAC 1) la stessa si applica alle imposte di qualsiasi tipo riscosse da o per conto di uno Stato membro o delle sue ripartizioni territoriali.
L’Unione europea ha, però, siglato appositi accordi per estendere lo scambio dei dati relativi ai redditi finanziari in ossequio alla direttiva con:
La Svizzera (accordo firmato il 27.5.2015);
Il Liechtenstein (accordo firmato il 28.10.2015);
San Marino (accordo firmato l’8.12.2015);
Andorra (accordo formato il 12.2.2016);
Principato di Monaco (accordo firmato il 12.7.2016).
La normativa interna
Nell’ordinamento interno italiano, la disciplina della scambio automatico delle informazioni viene prevista dall’art. 31-bis del D.P.R. n. 600/1973, introdotto dall’art.1 del del DECRETO LEGISLATIVO 19 settembre 2005, n. 215 in attuazione della direttiva 2003/93/CE (successivamente implicitamente abrogata dalla DAC 1) relativa alla reciproca assistenza fra le autorita’ competenti degli Stati membri nel settore delle imposte dirette e indirette e ripetutamente modificato (ultima modifica Decreto legislativo del 30/07/2020 n. 100 (in attuazione della DAC 6) Articolo 10)
Scambio di informazioni nell’Unione europea settore Imposta sul Valore Aggiunto. Direttive dell’Unione Europea sulla Cooperazione amministrativa in ambito IVA tra i Paesi dell’Unione Euopea
Regolamento (CE) n. 79/2012 della Commissione del 31 gennaio 2012 relativo alle modalità di applicazione di talune disposizioni del regolamento UE n.904/2010 del Consiglio relativo alla cooperazione amministrativa e alla lotta contro la frode in materia d’imposta sul valore aggiunto.
Regolamento (CE) n. 904/2010 del Consiglio del 7 ottobre 2010 relativo alla cooperazione amministrativa e alla lotta contro le frodi in materia d’imposta sul valore aggiunto (rifusione). Il Regolamento stabilisce le condizioni e le modalità secondo le quali le Autorità competenti degli Stati membri preposte all’applicazione delle norme che regolano l’IVA devono collaborare tra loro e con la Commissione per assicurarne l’osservanza.
Regolamento (CE) n. 37/2009 del Consiglio del 16 dicembre 2008 che modifica il regolamento (CE) n. 1798/2003 relativo alla cooperazione amministrativa in materia di Imposta sul valore aggiunto. Il Regolamento (CE) n. 37/2009 adegua le disposizioni del Regolamento (CE) n. 1798/2003 alle modifiche introdotte dalla Dir 2008/117/Ce del 16 dicembre 2008 riguardo al periodo di presentazione degli elenchi riepilogativi delle operazioni intracomunitarie (INTRASTAT), nel contesto della cooperazione amministrativa.
Regolamento (CE) n. 143/2008 del Consiglio del 12 febbraio 2008 che modifica il regolamento (CE) n. 1798/2003per quanto concerne l’introduzione di modalità di cooperazione amministrativa e lo scambio di informazioni in considerazione delle disposizioni in materia di luogo delle prestazioni di servizi, regimi speciali e procedura di rimborso dell’imposta sul valore aggiunto. GU dell’Unione Europea 22.2.08 L 44/1.
Regolamento 1925/2004 del 29 ottobre 2004, sulle modalità di applicazione degli articoli 18, 35 e 37 del Regolamento 1798/2003, definisce alcuni aspetti procedurali dello scambio automatico di informazioni quali: le categorie di informazioni che possono formare oggetto di scambio senza preventiva richiesta, la periodicità e le modalità pratiche di trasmissione delle informazioni. GU dell’Unione Europea 5.11.2004 L331.
Regolamento 1798/2003 del 7 ottobre 2003, relativo alla cooperazione amministrativa in materia d’imposta sul valore aggiunto e che abroga il regolamento (CEE) n. 218/92 GU dell’Unione Europea 15.10.2003 L264.
Il Regolamento abroga il Regolamento 218/92 che completava, per quanto riguarda l’Iva, il sistema di cooperazione istituito dalla Direttiva 77/799/CEE. Prevede un sistema di scambio di informazioni tra gli Stati membri, in base al quale le autorità amministrative competenti sono tenute a prestarsi mutua assistenza e a collaborare con la Commissione per assicurare la corretta applicazione dell’Iva alla fornitura di beni e alla prestazione di servizi, all’acquisizione intracomunitaria dei beni e all’importazione dei beni.
Scambio di informazioni con gli altri Paesi
L’art. 26 del Modello OCSE
L’art. 26 del Modello OCSE ha sempre rappresentato lo standard internazionale per lo scambio di informazioni tributarie tra stati: la sua prima versione apparve nel Modello del 1963, e da allora sono stati più volte modificati sia la lettera dell’articolo che il Commentario.
Nel 2005 sono stati aggiunti, con lo scopo principale di impedire allo Stato destinatario della richiesta di scambio di opporre determinate tipologie di legislazione nazionale, i parr. 4 e 5 all’art. 26.
L’informazione richiesta non può essere negata:
solo perché lo Stato alla quale è richiesta non ha un interesse proprio nello scambio;
perché l’informazione è detenuta da un istituto bancario, un’istituzione finanziaria, “un’agenzia”, ovvero una fiduciaria (con il chiaro intento dell’OCSE di contrastare il segreto bancario).
Tax Information Exchange Agreement (TIEA)
L’OCSE ha sviluppato uno strumento che può costituire la base giuridica per lo scambio di informazioni tributarie tra Stati e contribuire alla diffusione degli standard di trasparenza promossi dall’organizzazione stessa ilModel Agreement on Exchange on Information on Tax Matters (Tax Information Exchange Agreements (TIEA)).
Pubblicato nel 2002 costituisce la base per la negoziazione di accordi di cooperazione in materia fiscale mediante lo scambio di informazioni tributarie tra due o più stati; ne esistono due versioni: una “bilaterale”, ed una “multilaterale”.
Gli articoli dall’1 al 3 del TIEA ne delimitano l’ambito di applicazione ed il perimetro giuridico. Esattamente come l’art. 26 del Modello OCSE, l’art.1 del TIEA menziona lo standard della “foreseeable relevance” (una richiesta di informazioni tributarie deve essere considerata “prevedibilmente rilevante), evidenziando così le stesse esigenze di bilanciamento tra l’effettività dello scambio ed i diritti del contribuente.
Lo standard “foreseeable relevance” è inteso a fornire lo scambio di informazioni in materia fiscale nella misura più ampia possibile e, allo stesso tempo, a chiarire che gli Stati membri non sono liberi di impegnarsi in “fishing expeditions” (ossia “richieste speculative di informazioni che non hanno nessi apparenti a un’indagine o indagine aperta) o di richiedere informazioni con improbabile rilevanza fiscale.
L’art. 5 del TIEA elenca e descrive le procedure per lo scambio delle informazioni tributarie tra stati. A differenza dell’art. 26 del Modello OCSE, il TIEA prevede unicamente lo scambio di informazioni “su richiesta” (upon request), (Exchange Of Information on Request – EOIR). Nel Commentario dello stesso art. 5 è menzionata la possibilità di ampliare l’ambito dell’accordo e di utilizzare le modalità di scambio c.d. “automatico” e “spontaneo”, oltre alle “verifiche simultanee” (simultaneous examinations).
Lo scambio automatico, Automatic Exchange of Information – AEOI, (modalità tipica del CRS o dell’accordo FATCA) riguarda la generalità dei contribuenti residenti in uno Stato che dispongono nell’altro Stato di redditi, o di attività, specifici. Lo scambio automatico viene effettuato a scadenze periodiche stabilite per legge senza la necessità di apposite richieste.
Lo scambio spontaneo viene fatto da uno Stato nell’interesse dell’altro Stato anche senza una specifica richiesta da parte di quest’ultimo.
Con riguardo alle procedure descritte (come, ad esempio, l’obbligo dello Stato al quale viene richiesta l’informazione di confermare il ricevimento dell’istanza e di informare tempestivamente il richiedente della eventuale impossibilità di soddisfarla), alcuni dei limiti posti allo scambio sono quasi speculari a quelli posti dall’art. 26 del Modello OCSE:
l’informazione tributaria deve essere scambiata indipendentemente dal fatto che la condotta del contribuente possa costituire un illecito nell’ordinamento dello Stato cui la richiesta è indirizzata;
devono essere utilizzati dallo Stato cui la richiesta è indirizzata tutti gli strumenti ad esso disponibili, indipendentemente dal fatto che l’informazione sia utile anche a quest’ultimo;
lo scambio di informazioni tributarie non può essere negato per il fatto che l’informazione è detenuta da un istituto bancario, un’istituzione finanziaria, un trustee, una fiduciaria, ecc. .
Il par. 5 dell’art. 5 del TIEA elenca i parametri che una richiesta di informazioni tributarie deve soddisfare per essere considerata foreseeable relevantsenza esserefishing expedition.
Lo Stato richiedente deve fornire:
l’identità del contribuente soggetto ad accertamento;
la specifica dell’informazione richiesta, inclusa la forma in cui deve essere inoltrata;
la finalità dell’informazione stessa;
motivazioni ragionevoli per ritenere che l’informazione tributaria sia disponibile nello Stato a cui è stata richiesta, ovvero sia nella disponibilità di un soggetto di tale giurisdizione;
se conosciuti, il nome e l’indirizzo di ogni soggetto che si ritiene essere in possesso dell’informazione richiesta;
una dichiarazione che attesti la conformità della richiesta alle leggi dello Stato richiedente;
una dichiarazione attestante il fatto che lo Stato richiedente ha esaurito tutti i mezzi per ottenere autonomamente l’informazione, con l’eccezione di quelli che avrebbero comportato “difficoltà non proporzionate” (disproportionate difficulties).
L’art. 6 TIEA fornisce la base giuridica per attività accertative svolte all’estero e regolamenta:
la c.d. “partecipazione attiva”, possibilità per i funzionari dell’amministrazione di uno Stato contraente di accedere al territorio dell’altro Stato contraente per svolgere una parte dell’accertamento, come ad esempio l’analisi di documenti;
la c.d. “partecipazione passiva”, possibilità per funzionari stranieri di assistere all’attività accertativa svolta dalle autorità nazionali.
Gli artt. 7 e 8 TIEA, che normano la confidenzialità delle informazioni scambiate (si basano su principi che sono praticamente speculari a quelli proposti dall’art. 26 del Modello OCSE e dal relativo Commentario) stabiliscono che:
la richiesta non può avere ad oggetto informazioni che la parte richiedente non potrebbe ottenere in forza della propria legislazione nazionale;
la richiesta non può essere soddisfatta se comporta la divulgazione di segreti industriali, aziendali o professionali;
la richiesta non può essere soddisfatta se comporta la divulgazione di comunicazioni di qualsiasi tipo intercorse tra un cliente ed il suo rappresentante legale;
lo scambio di informazioni tributarie non può avere luogo nel caso in cui sia potenzialmente pericoloso per l’“ordine pubblico”;
l’informazione ricevuta deve essere trattata come “confidenziale” (confidential), e può essere comunicata solamente a soggetti in qualche modo coinvolti nell’attività di accertamento e/o nella riscossione, che a loro volta potranno divulgarla solo dinanzi ad un giudice.
Mutual Administrative Assistence in Tax matters (MAAT)
La Convenzione sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale (Convention on Mutual Administrative Assistance in Tax Matters ) è stata sviluppata congiuntamente dall’OCSE e dal Consiglio d’Europa, firmata a Strasburgo il 25 gennaio 1988, e modificata con il Protocollo del 27 maggio 2010, a cui ha aderito il nostro Paese. La Convenzione è lo strumento multilaterale più completo disponibile per tutte le forme di -operazione per contrastare l’evasione e l’elusione fiscali.
La Convenzione facilita la cooperazione internazionale per un migliore funzionamento delle leggi fiscali nazionali, nel rispetto dei diritti fondamentali dei contribuenti. Prevede tutte le possibili forme di cooperazione amministrativa tra gli Stati nella determinazione e riscossione delle imposte. Questa cooperazione spazia dallo scambio di informazioni, compresi gli scambi automatici, al recupero dei crediti fiscali esteri.
Dal 2009, il G20 ha costantemente incoraggiato i paesi a firmare la Convenzione, compreso l’ultimo al vertice del G20 a Buenos Aires nel 2018, dove il comunicato affermava: “Tutte le giurisdizioni dovrebbero firmare e ratificare la Convenzione multilaterale sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale”.
141 giurisdizioni (Tabella delle giurisdizioni partecipanti) attualmente partecipano alla Convenzione, comprese 17 giurisdizioni coperte da estensione territoriale. Ciò rappresenta un’ampia gamma di paesi, inclusi tutti i paesi del G20, tutti i BRIICS, tutti i paesi dell’OCSE, i principali centri finanziari e un numero crescente di paesi in via di sviluppo.
La Convenzione sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale (la “Convenzione”), in virtù del suo articolo 6, richiede alle autorità competenti delle Parti della Convenzione di concordare reciprocamente la portata dello scambio automatico di informazioni e la procedura da rispettato. In tale contesto
Multilateral Competent Authority Agreement on Automatic Exchange of Financial Account Information (CRS MCAA), per lo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari ai sensi del Common Reporting Standard.
Il CRS Multilateral Competent Authority Agreement
A Berlino, il 29 ottobre 2014, è stato siglato l’accordo multilaterale tra i Paesi membri dell’OCSE in materia di scambio automatico di informazioni sui conti finanziari, finalizzato ad implementare il nuovo standard unico globale per lo scambio automatico di informazioni finanziarie (Common Reporting Standard), contro l’evasione fiscale internazionale a partire dal 2017.
L’accordo multilaterale
Con oltre 100 giurisdizioni che si sono impegnate a scambiarsi informazioni tra loro ai sensi del CRS, i rapporti di scambio tra giurisdizioni si basano tipicamente sulla Convention on Mutual Administrative Assistance in Tax Matters, a cui partecipano più di 100 giurisdizioni, e il CRS Multilateral Competent Authority Agreement (CRS MCAA), che si basa sul suo articolo 6. Le giurisdizioni possono in alternativa fare affidamento su un accordo bilaterale, come un trattato contro la doppia imposizione o un accordo sullo scambio di informazioni fiscali. Inoltre, alcuni scambi di CRS avranno luogo sulla base della direttiva UE pertinente, degli accordi tra l’UE e paesi terzi e accordi bilaterali, come gli accordi UK-CDOT.
Il CRS MCAA specifica i dettagli di quali informazioni verranno scambiate e quando. È un accordo quadro multilaterale. Un particolare rapporto bilaterale ai sensi del CRS MCAA diventa effettivo solo se entrambe le giurisdizioni hanno la Convenzione in vigore, hanno depositato le notifiche richieste ai sensi della Sezione 7 e si sono elencate reciprocamente.
A marzo 2021, sono state attivate oltre 2900 relazioni di scambio bilaterale rispetto alle giurisdizioni impegnate nello scambio di rapporti CbC e i primi scambi automatici di rapporti CbC si sono svolti nel giugno 2018. Questi includono scambi tra i firmatari dell’accordo CbC Multilateral Competent Authority Agreement (CbC MCAA), tra gli Stati membri dell’UE ai sensi della direttiva del Consiglio dell’UE 2016/881 / UE e tra i firmatari di accordi bilaterali di autorità competenti per gli scambi ai sensi delle convenzioni sulla doppia imposizione o degli accordi sullo scambio di informazioni fiscali, compresi 41 accordi bilaterali con gli Stati Uniti. Le giurisdizioni continuano a negoziare accordi per lo scambio di rapporti CbC e l’OCSE pubblicherà aggiornamenti regolari, per fornire chiarezza ai gruppi multinazionali e alle amministrazioni fiscali.
La Convenzione multilaterale sull’assistenza amministrativa reciproca in materia fiscale (la Convenzione), in virtù del suo articolo 6, richiede alle autorità competenti delle Parti della Convenzione di concordare reciprocamente la portata dello scambio automatico di informazioni e la procedura da rispettare con. In tale contesto, è stato sviluppato l’accordo multilaterale dell’autorità competente sullo scambio di rapporti CbC (CbC MCAA), sulla base della Convenzione. Inoltre, sono stati sviluppati due ulteriori accordi modello delle autorità competenti per gli scambi di rapporti CbC, uno per gli scambi nell’ambito delle convenzioni sulla doppia imposizione e uno per gli scambi nell’ambito degli accordi sullo scambio di informazioni fiscali.
Lo scopo del CbC MCAA è quello di stabilire le regole e le procedure necessarie per le autorità competenti delle giurisdizioni che implementano l’azione 13 di BEPS per scambiare automaticamente i rapporti CbC preparati dall’entità segnalante di un gruppo multinazionale e depositati su base annuale presso le autorità fiscali della giurisdizione di residenza fiscale di tale entità presso le autorità fiscali di tutte le giurisdizioni in cui opera il Gruppo MNE. Una particolare relazione bilaterale ai sensi della CbC MCAA diventa effettiva solo se entrambe le giurisdizioni hanno la Convenzione in vigore, hanno depositato le notifiche richieste ai sensi della Sezione 8 e si sono elencate reciprocamente.
La Convenzione per la mutua assistenza ai fini fiscali ha carattere multilaterale, diversamente da
Convenzioni contro le doppie imposizioni (Double Tax Conventions, DTC) (vedi l’art. 26 del modello OCSE con il chiaro intento dell’OCSE di contrastare il segreto bancario);
Il Common Reporting Standard (CRS) , sviluppato in risposta alla richiesta del G20 e approvato dal Consiglio dell’OCSE il 15 luglio 2014, invita le giurisdizioni a ottenere informazioni dai loro istituti finanziari e scambiare automaticamente tali informazioni con altre giurisdizioni su base annuale. Stabilisce le informazioni sui conti finanziari da scambiare, gli istituti finanziari tenuti a segnalare, i diversi tipi di conti e contribuenti coperti, nonché le procedure comuni di due diligence che devono essere seguite dagli istituti finanziari.
Lo Standard è costituito dalle seguenti quattro parti chiave:
La Convenzione, nel rispetto dei diritti fondamentali dei contribuenti, facilita la cooperazione internazionale per un migliore funzionamento delle leggi fiscali nazionali. Prevede tutte le possibili forme di cooperazione amministrativa tra gli stati nella valutazione e riscossione delle imposte. Questa cooperazione spazia dallo scambio di informazioni, compresi gli scambi automatici, al recupero di crediti fiscali esteri.
Dal 2009, il G20 ha costantemente incoraggiato i paesi a firmare la Convenzione. Il comunicato del rilasciato durante il vertice del G20 di Buenos Aires nel 2018 i dichiarava “Tutte le giurisdizioni dovrebbero firmare e ratificare la Convenzione multilaterale sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale“.
Attualmente partecipano alla Convenzione 141 giurisdizioni , tra cui 17 giurisdizioni coperte da estensione territoriale. Ciò rappresenta una vasta gamma di paesi, compresi tutti i paesi del G20, tutti i paesi BRIICS ( (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), tutti i paesi dell’OCSE, i maggiori centri finanziari e un numero crescente di paesi in via di sviluppo.
Nella sezione del sito OCSE dedicata al BEPS è pubblicata una mappa interattiva attraverso la quale è possibile verificare per ogni Stato la sua adesione:
In attuazione della Convenzione multilaterale, sono stati predisposti:
Un modello denominato “Model Competent Authority Agreement” (Model CAA o MCAA), che rappresenta la base legale per lo scambio automatico di informazioni;
Uno standard tecnico, denominato “Common Reporting Standard” (CRS), che detta le regole operative per la due diligence dei conti, l’acquisizione dei dati rilevanti da parte degli intermediari finanziari e il loro invio all’Amministrazione di competenza, la quale metterà gli stessi a disposizione delle Amministrazioni degli Stati di residenza dei soggetti interessati (Vedi: Archivi categoria: Common Reporting Standard (CRS))
Le versioni definitive del MCAA e del CRS sono state predisposte dall’OCSE in data 15.7.2014, unitamente ad un vasto Commentario e ad un Implementation Handbook.
Redditi e attività oggetto di scambio automatico ai sensi del MCAA
Nome, indirizzo, numero di identificazione fiscale (TIN) e, nel caso di persone fisiche, data e luogo di nascita del titolare di conto (per le persone giuridiche, delle persone che ne esercitano il controllo)
Numero di conto (o equivalente funzionale in assenza di un numero di conto)
Nome ed eventuale numero di identificazione dell’Istituzione finanziaria tenuta alla comunicazione
Saldo o valore del conto (compreso, nel caso di un contratto di assicurazione per il quale è misurabile un valore maturato o di un contratto di rendita, il valore maturato o il valore di riscatto) alla fine dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione ovvero, se il conto è stato chiuso nel corso di tale anno o periodo, alla chiusura del conto
Nel caso di un conto di custodia:importo totale lordo degli interessi, importo totale lordo dei dividendi e importo totale lordo degli altri redditi generati in relazione alle attività detenute nel conto, in ogni caso pagati o accreditati sul conto (o in relazione al conto) nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione;introiti totali lordi derivanti dalla vendita o dal riscatto delle attività finanziarie pagati o accreditati sul conto nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione in relazione al quale l’Istituzione finanziaria tenuta alla comunicazione ha agito in qualità di custode, intermediario, intestatario o altrimenti come agente per il titolare del conto
Nel caso di un conto di deposito, importo totale lordo degli interessi pagati o accreditati sul conto nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione
Nel caso di un conto diverso da un conto di custodia o di un conto di deposito, importo totale lordo pagato o accreditato al titolare del conto in relazione allo stesso nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione in relazione al quale l’Istituzione finanziaria tenuta alla comunicazione è l’obbligato o il debitore, compreso l’importo complessivo di eventuali pagamenti di riscatto effettuati al titolare del conto nel corso dell’anno solare o di altro adeguato periodo di rendicontazione
In relazione ad ogni conto oggetto di comunicazione l’art. 3 del DM 28.12.2015 (Attuazione della legge 18 giugno 2015, n. 95 e della direttiva 2014/107/UE del Consiglio, del 9 dicembre 2014, recante modifica della direttiva 2011/16/UE per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale. (15A09780) (GU Serie Generale n.303 del 31-12-2015) prevede i dati soggetti all’obbligo di comunicazione.
Individuazione delle istituzioni finanziarie tenute al monitoraggio (Reporting Financial Institutions o RFI);
Individuazione dei Conti Finanziari (Financial Accounts) e, al loro interno, dei conti che devono essere monitorati (Reportable Accounts);
Attivazione delle procedure di due diligence;
Comunicazione dei dati dall’Amministrazione finanziaria, la quale provvederà al loro scambio con le Amministrazioni degli Stati di residenza dei titolari.
L’Implementation Handbook, distingue le attività finanziarie che devono essere monitorate ( Financial Accounts that need to be reviewed) da quelle (Non-Reporting Accounts) non soggette a monitoraggio (Vedi Figure 8: Accounts which are Financial Accounts pag. 64).
Il capitolo 3 dell’Implementation Handbook tratta dei Conti finanziari oggetto di comunicazione.
I conti devono essere relativi a persone fisiche residenti in uno Stato che ha anch’esso previsto lo scambio automatico o, se intestato a soggetti diversi dalle persone fisiche, relativo alle persone fisiche che detengono il controllo del soggetto formalmente proprietario del conto residente in uno di tali Stati.
Le procedure di due diligence dei conti, a carico degli intermediari finanziari, sono differenziate per quattro casistiche diverse:
Conti preesistenti di persone fisiche;
Nuovi conti di persone fisiche;
Conti preesistenti di entità;
Nuovi conti di entità.
Si considerano preesistenti i conti già accesi alla data nella quale ciascuno Stato inizia il procedimento di scambio di informazioni.
Obblighi degli intermediari finanziari in relazione ai conti delle persone fisiche
Tipologia di conto
Procedure di due diligence
Contratti di assicurazione o di rendita non vendibili a soggetti non residenti
Non soggetti a due diligence
Conti preesistenti di importo non rilevante (sino a 1.000.000 USD)
Se la banca dispone di un indirizzo di residenza del titolare ritenuto attendibile, essa considera il titolare stesso residente ai fini fiscali nello Stato in cui si situa questo indirizzo. Se non esiste un indirizzo di residenza ritenuto attendibile, e sussiste uno degli indizi previsti nella Sezione III, § B.2, ottenuti con una ricerca elettronica (es. indirizzo in uno Stato estero, uno o più numeri telefonici in uno Stato estero e nessun numero telefonico nello Stato dove risiede la banca, ordini sistematici di trasferimento di fondi verso un conto intrattenuto con una banca estera, ecc.), la banca è tenuta a trattare il titolare del conto come residente fiscale dell’altro Stato.È però possibile fornire la prova contraria, con una autocertificazione del titolare che attesta di non essere residente nello Stato in questione, accompagnata da prove documentali che attestino questo fatto.
Conti preesistenti di importo rilevante (oltre i 1.000.000 USD)
Per i conti di importo non rilevante, la due diligence si articola:in una ricerca in archivi elettronici, per verificare l’eventuale sussistenza di uno degli indizi previsti nella Sezione III, § B.2 (vedi sopra);in una ricerca in archivi cartacei per verificare dati quali la documentazione relativa all’apertura del conto, la più recente documentazione acquisita ai sensi della disciplina antiriciclaggio, procure e deleghe ecc. (ricerca non necessaria se gli archivi elettronici consentono l’acquisizione dei dati previsti nella Sezione III, § B.2);nella richiesta al Dirigente responsabile se ha una conoscenza effettiva del fatto che il titolare del conto deve essere sottoposto a monitoraggio.Se da queste verifiche il titolare del conto non risulta residente nello Stato estero, non sussistono i requisiti per il monitoraggio.In presenza di indizi che possano fare considerare il soggetto residente dell’altro Stato, la banca è tenuta a trattare il titolare del conto come residente fiscale dell’altro Stato.È però possibile fornire la prova contraria, con una autocertificazione del titolare che attesta di non essere residente nello Stato in questione, accompagnata da prove documentali che attestino questo fatto.
Nuovi conti (indipendentemente dal valore)
All’atto dell’apertura del conto, la banca è tenuta ad acquisire un’autocertificazione di residenza fiscale del titolare.Se in base all’autocertificazione il soggetto risulta residente nell’altro Stato, la banca è tenuta a trattare il titolare del conto come residente fiscale dell’altro Stato.
Le procedure di due diligence delle entità, come ad es. le società, (escluse per i conti il cui controvalore non supera i 250.000,00 USD) sono ancora più complesse, in quanto, in determinati casi, comportano una due diligence anche dei soggetti che detengono il controllo delle suddette entità,Account becomes a Reportable Account by virtue of the Controlling Persons (Vedi: Implementation Handbook – Reportable Accounts by virtue of the Account Holder’s Controlling Persons).
La pagina RAPPORTI DI SCAMBIO ATTIVATI PER INFORMAZIONI CRS (Ultimo aggiornamento: dicembre 2020) del sito OCSE( (Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD)) mostra tutte le relazioni di scambio bilaterali attualmente in essere per lo scambio automatico di informazioni CRS ai sensi dell’articolo 6 della convenzione multilaterale e del CRS MCAA (Multilateral Competent Authority Agreement), nonché nel quadro dell’UE. Inoltre, alcune giurisdizioni hanno concluso accordi bilaterali per lo scambio di informazioni CRS nell’ambito di trattati fiscali bilaterali o accordi sullo scambio di informazioni fiscali.
A dicembre 2020, sono state attivate oltre 4400 relazioni di scambio bilaterale rispetto a più di 100 giurisdizioni impegnate nel CRS, con i prossimi scambi tra queste giurisdizioni che avranno luogo alla fine di settembre 2021.
Per l’Italia risultano attive 75 relazioni di scambio bilaterali.
Foreign Account Tax Compliance Act ( FATCA)
L’accordo intergovernativo FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act), operativo a partire dal 1° luglio 2014, è volto a contrastare l’evasione fiscale, realizzata da cittadini e residenti statunitensi mediante conti intrattenuti presso istituzioni finanziarie italiane e da residenti italiani mediante conti intrattenuti presso istituzioni finanziarie statunitensi, tramite lo scambio automatico di informazioni finanziarie.
Il Competent Authority Arrangement è un accordo amministrativo tra le autorità fiscali italiane e statunitensi per rendere operativo l’accordo FATCA IGA. In esso sono contenute le regole operative necessarie per la trasmissione/ricezione delle informazioni tra i due Paesi.
Gli Stati Uniti non hanno aderito allo Standard CRS.
La Bulgaria e gli Stati Uniti d’America hanno siglato formalmente l’accordo FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act).
L’Agenzia nazionale delle entrate bulgara ha collaborato con il Dipartimento delle finanze degli Stati Uniti sul testo dell’accordo FATCA.
Il governo degli Stati Uniti ha redatto due modelli dell’accordo intergovernativo ed il primo, IGA1, è stato implementato in Bulgaria . Secondo il FATCA , le istituzioni finanziarie prepareranno rapporti sulle informazioni fiscali sui cittadini statunitensi con conti bancari in Bulgaria , inviandoli a un’autorità centrale che li inoltrerà all’Internal Revenue Service statunitense.
Scambio automatico di informazioni sui conti finanziari con Andorra, Liechtenstein, Monaco, San Marino e Svizzera
La direttiva 2014/107 / UE – DAC (Directive Administrative Cooperation) 2 – implementa, per lo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari, un unico standard globale sviluppato dall’OCSE, con il contributo attivo dell’UE e dei suoi Stati membri.
La Direttiva (DAC 2) rende operativo il Common Reporting Standard (CRS), standard informativo, sviluppato dall’OCSE, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD) ), per lo scambio automatico di informazioni, (Automatic Exchange Of Information (AEOI)), a livello globale, tra le autorità fiscali, rivolto a facilitare i controlli anti-evasione,sulle attività finanziarie detenute dai contribuenti (per maggiori info al riguardo
Lo standard è stato adottato dall’OCSE nel luglio 2014 e approvato dai ministri delle finanze del G20 nel settembre 2014 per l’applicazione a livello mondiale.
Introdotto nell’Unione Europea dalla Direttiva 2014/107/UE (DAC 2), questo standard di raccolta e condivisione di dati sui conti esteri, secondo la lista aggiornata al 10 Dicembre 2020, vede impegnati, 110 Stati.
Gli accordi esistenti in materia di tassazione del risparmio con 5 paesi terzi europei (Andorra, Liechtenstein, Monaco, San Marino e Svizzera) sono stati aggiornati per tenere conto dello scambio automatico di informazioni sui conti finanziari basato sul Global Standard. Una caratteristica comune dei cinque accordi rivisti è la reciprocità, che non era prevista negli accordi originali sulla tassazione del risparmio.
Giurisdizione
Firma dell’accordo
Entra in vigore l’accordo (inclusa la due diligence))